(questo articolo è stato pubblicato su Immezcla.it, 17 novembre 2020)
Nei giorni di cielo terso, aguzzando lo sguardo e con un po’ di fortuna, da qualche punto della costa salentina si scorgono i profili di Fanò e Corfù, le isole greche più vicine alla Puglia. Ma affacciandosi da una qualunque scogliera da Otranto in giù, è ben più facile individuare le montagne albanesi, che svettano a poco più di 90 chilometri in linea d’aria oltre la lingua dell’Adriatico. Talmente vicine, e ingrandite ulteriormente dall’effetto ottico della “Fata Morgana” per la brevità del tratto di mare, che quasi si stenta a credere che quella sequenza di punte bianche sia la catena dei Monti Cerauni e non, piuttosto, una teoria di nuvole che si eleva dall’orizzonte. Per anni, però, tra i bagnanti salentini la vulgata mainstream voleva che a ergersi a un palmo di naso fossero le coste greche, e solo da pochi anni si è diffusa la consapevolezza che si tratta di quelle albanesi. Certo avranno concorso alla confusione le frequenze radio impazzite e, più di recente, i cellulari che già a Tricase o Andrano danno un caloroso benvenuto in Grecia. Ma, forse, a confondere è anche una sorta di eredità culturale, un grande equivoco tramandato per generazioni, che tendeva a identificare l’Albania – questo Paese misterioso, chiuso in se stesso da una dittatura autarchica – con un luogo remoto.
Eppure, era (ed è) davvero una lingua di mare a separare le due coste dell’Adriatico. Se ne sono resi gradualmente conto i salentini, schiarendo la foschia di un tratto di storia del Novecento per tornare alla sostanziale vicinanza culturale con il popolo delle aquile, resa di nuovo viva grazie alla stabilizzazione degli albanesi in Puglia dopo il grande esodo del 1990-1991, con la loro integrazione in tutti i settori del sistema produttivo, con l’aumento dei ragazzi arrivati per studiare all’Università accanto ai loro colleghi di passaporto albanese, ma nati qui. O, ancora più di recente, a schiarire le idee è stata la rotta inversa dei pugliesi verso l’altra sponda dell’Adriatico, per lavoro, studio, affari. E l’Albania, da luogo remoto è oggi nuovamente “a portata di onda”.
Il discorso potrebbe allargarsi anche ad altri Paesi del Mediterraneo. Per eredità storica e culturale, la Puglia continua a rivolgere lo sguardo verso i territori più a Nord dello Stivale invece che a Est o a Sud, eppure l’immagine di “finisterrae” può essere ribaltata proprio grazie alle potenzialità di nuove relazioni. Anche all’Università del Salento è in corso una riflessione sulle effettive possibilità di crescita del territorio collegate a una rete di rapporti più stabile e ramificata con i Paesi del Mediterraneo. Così nasce ad esempio “Ondalunga”, un podcast che racconta la vita di UniSalento ai potenziali studenti al di là del mare. Un mezzo creativo, per parlare ai ragazzi con il linguaggio del loro tempo, come spiega Stefano Cristante, delegato del rettore alla Comunicazione e ideatore del progetto, il quale punta anche a organizzare una vera e propria web radio in cui siano attivamente coinvolti gli studenti di Scienze della comunicazione. Poche settimane fa, intanto, “Ondalunga” ha lanciato la sua puntata pilota, partendo ovviamente dai dirimpettai albanesi.
L’esperimento, lo dicevamo, ha un’occasione e uno scopo precisi: attirare nuovi iscritti da fuori, in particolare dai Paesi dei Balcani e del Nord Africa. Da quel bacino di potenziali utenti, cioè, che circonda geograficamente la Puglia e a cui diviene altamente vantaggioso rivolgersi. Negli ultimi anni UniSalento ha subito un progressivo decremento degli iscritti, cosa che ha comportato una riduzione dei finanziamenti ministeriali e finanche la rimodulazione di un poderoso piano edilizio progettato con fondi Cipe. Il trend si è invertito nell’ultimo triennio, come confermano anche i dati di quest’anno sulle nuove immatricolazioni diffusi la scorsa settimana (più 7,1 % nel 2020). La provenienza delle matricole, tuttavia, resta ancora fortemente legata al territorio, un fatto a cui non è estranea – tra le altre cose – la collocazione geografica periferica del Tacco all’interno dello Stivale. Perché, allora, non ribaltare il punto di vista e rivolgersi a chi vede nel Salento il primo approdo verso l’Europa? È ciò a cui sta lavorando la task force di docenti coordinata dal rettore Fabio Pollice.
Gli studenti internazionali dell’Ateneo salentino rappresentano ancora una percentuale molto bassa del totale, di appena l’1 % con 181 stranieri iscritti ai corsi regolari (Erasmus a parte) su una popolazione di circa 18mila studenti. Sono già in progress, però, diversi progetti volti ad ampliare i rapporti con gli altri Paesi, in primis quelli del Mediterraneo. “Ondalunga” è uno di questi. Il podcast, raggiungibile all’indirizzo www.unisalento.it/podcasts, pone in dialogo l’Ateneo con gli Istituti di cultura italiana dei Paesi coinvolti, approfondisce le modalità attraverso cui le altre culture “abitano” all’interno di UniSalento e affida ad alcuni ex studenti il ruolo di testimonial nei loro luoghi d’origine.
Nella prima puntata, dedicata all’Albania, ascoltiamo così Skerdi Zànaj, docente all’Università del Lussemburgo, laureata a Lecce, e Florìka Rodakaj, oggi tornata in patria, nella provincia di Valona, e titolare di un’agenzia viaggi dedicata all’incoming dall’Italia insieme al marito, Lorenzo Lonoce, conosciuto nel Salento, e che per amore – ma anche per lavoro – ha compiuto il viaggio inverso. «Per anni abbiamo accolto nella nostra terra i giovani provenienti dal Paese delle Aquile e oggi quei giovani hanno dato vita a una comunità che si è perfettamente integrata nella nostra, con un arricchimento reciproco – commenta il rettore Fabio Pollice – l’obiettivo per il nostro Ateneo è oggi quello di tornare ad attrarre giovani studenti albanesi, offrendo loro una realtà dinamica e innovativa, capace di mettere in valore le loro capacità e contribuire a realizzare le loro aspirazioni. Un hub culturale tra Adriatico e Ionio, un Ateneo tra due mari».
In questa direzione va anche il progetto di un nuovo curriculum di Scienze e tecniche della mediazione linguistica, dedicato alla traduzione e all’interpretariato inglese-albanese, in modo da attirare nel Salento ragazzi interessati a studiare la più importante lingua veicolare, ma rilanciando anche la conoscenza dell’italiano tra le giovani generazioni di albanesi.
La prossima puntata di “Ondalunga”, che verrà messa in onda entro dicembre, sarà dedicata alla Turchia, secondo approdo di questo viaggio ideale per il Mediterraneo che si dirigerà poi verso l’area del Maghreb virando anche a Sud, verso altri Paesi africani, e a Est, facendo tappa tra gli altri in Iran. Un progetto di divulgazione che fa il paio con gli altri, strutturali, già in corso o in cantiere.
«L’idea – riassume la delegata alla Proiezione internazionale Rosita D’Amora – è fare di Lecce una città in cui gli studenti di varie parti del mondo possano incontrarsi. Lavoriamo in particolare per consolidare una vocazione mediterranea del Salento, come terra di accoglienza per i giovani che vengono da Paesi in difficoltà, con poche risorse economiche o attraversati da conflitti. Lanceremo presto anche un programma di borse di studio e politiche a sostegno dei rifugiati».