(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia il 18 gennaio 2021)
“C’era una volta un principe che abitava in un castello troppo grande…” Potrebbe cominciare così la storia che raccontiamo. Una fiaba tutta contemporanea, in cui i protagonisti sono davvero, in molti casi, principi e principesse, conti, baroni e altri personaggi di nobile discendenza, ma senza traccia di battaglie all’ultimo sangue o scarpette ritrovate. In queste dimore d’epoca nel ventunesimo secolo le sfide che si consumano sono piuttosto di tipo imprenditoriale, e i matrimoni da favola sono quelli degli altri. Anche in Puglia castelli, masserie, ville e tenute da diversi anni vengono reinterpretati e restituiti a nuova vita. Dal Gargano al Capo di Leuca sono circa ottanta i palazzi inseriti nella rete dell’associazione Assocastelli, nata con lo scopo di unire tutela e valorizzazione di dimore storiche vocate al business. I soci comprendono “imprenditori di nascita” interessati a investire nel settore dell’accoglienza luxury, ma anche discendenti ed eredi di famiglie titolate, ormai lontani dai privilegi di un tempo, che coprono le spese di gestione di questi immensi edifici aprendoli ad eventi, matrimoni e produzioni cinematografiche.
Tra le storie più affascinanti di epoca recente, quella del Palazzo di Casamassella in provincia di Lecce, dove nacquero l’economista e statista Antonio De Viti De Marco e il poeta Giromano Comi, barone di Lucugnano, e dove alcune straordinarie donne della famiglia – Carolina De Viti De Marco, sua cognata, l’americana Harriet Luthor Dunham e le rispettive figlie – diedero vita a un’impresa tessile pionieristica che contribuì all’emancipazione femminile sul territorio. Tra i nobili-imprenditori del ventunesimo secolo figurano, invece, i D’Amore del castello di Ugento, un tempo marchesi e principi, oggi abili manager di una struttura di charme, e i Dentice di Frasso, proprietari del castello di San Vito dei Normanni, da cui sono passati Vittorio Emanuele III e i reali di Danimarca e che oggi ospita turisti e visitatori della “casa-museo” tra salotti, “sale del fumo” e “sale delle dame”.
Storie di persone e di imprese moderne, non di fantasmi. Anche se, a dire il vero, non mancano neppure quelle. Il palazzo di San Vito sembra custodirne una: si tratta dello spirito di Boemondo d’Altavilla detto il Normanno, che pare aleggi nel castello divertendosi a sbattere le porte e a far sparire e riapparire gli oggetti. Ma torniamo alle imprese di questo mondo. «Soprattutto quando si ha a che fare con beni così onerosi, fare rete fa la differenza – commenta Cristina Caiulo, console per la Puglia di Assocastelli – anche perché c’è da considerare che le misure statali a sostegno della manutenzione e della tutela di questi immobili, per pure non mancano, sono del tutto insufficienti. Per gli eredi predisporsi all’accoglienza significa avere la possibilità di condividere e valorizzare le storie delle loro famiglie: in questo senso stiamo sviluppando con l’Università del Salento un progetto di divulgazione, prezioso per la storia del territorio».
Tra le iniziative condotte in partnership con UniSalento, l’ultima è un corso di formazione per la promozione del patrimonio architettonico d’epoca rivolto a proprietari, professionisti del settore come architetti e guide turistiche e studenti di corsi di laurea in beni culturali e turismo. Un ciclo di lezioni, cominciato lo scorso 11 gennaio, per aprire lo scrigno dei tesori di Puglia e approfondirne le potenzialità di business, che vede tra i docenti il rettore di UniSalento Fabio Pollice, il presidente nazionale di Assocastelli Ivan Drogo Inglese e la presidente di Apulia Film Commission Simonetta Dellomonaco.
Se tra il cinema e la Puglia è in corso da alcuni anni un’appassionata storia d’amore, gli antichi palazzi del territorio ne divengono sempre più spesso il set. E così castelli, masserie e tenute fanno il giro del mondo sul grande schermo, e non meno grazie a serie tv e spot pubblicitari. Una trentina di dimore di Assocastelli – che ha siglato una partnership ad hoc con Afc – fanno parte della “Collezione” disponibile alle scelte dei location manager.
Tra le produzioni “storiche” passate per la Puglia, il film “Casanova ’70” di Mario Monicelli (1965) girato in parte nel castello Marchione di Conversano, e “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (1964) per il quale fu utilizzato il castello di Gioia del Colle. Nello stesso periodo a Masseria Pagani di Nardò si tenevano le riprese del film “Il tramontana” di Adriano Barbano, tratto dal racconto di Rina Durante.
Tra le produzioni più recenti, “La vita davanti a sé” (2020) di Edoardo Ponti con Sophia Loren è stato girato presso Masseria Brancati a Ostuni, mentre Masseria Conti Filo di Altamura ha ospitato il set del documentario “San Giuseppe da Copertino” (2017) di Diego Corvaro.
Dalle stelle alle stelle: l’industria del wedding è l’altra vocazione privilegiata di questi luoghi. Anche se non mancano palazzi aperti a una gamma più vasta di clienti, divenuti realtà consolidate per i matrimoni dei “locals”, altri sono decisamente meno accessibili. Ed è qui che si consumano le fiabe moderne (beati loro) di popstar e calciatori, magnati o, più spesso, dei loro figli. L’ereditiera Laure Peugeot ad esempio, figlia dell’industriale proprietario dell’omonimo gruppo automobilistico, nel 2013 ha scelto per il suo matrimonio con il fotoreporter Siegfrid Modola il castello Marchione di Conversano.
Ma le potenzialità di questi antichi manieri non sono ancora del tutto esaurite. «Un ambito che a mio avviso sarebbe foriero di vantaggi per l’intero territorio è quello dei cantieri-scuola per il restauro – spiega Caiulo – gli studenti avrebbero la possibilità di formarsi sul campo e, allo stesso tempo, si sosterrebbe il patrimonio, anche coinvolgendo aziende produttrici di materiali innovativi così da sperimentarne i prodotti, chiaramente con l’accordo delle Soprintendenze. Siamo già a lavoro con UniSalento e altre realtà, pugliesi e non solo, per trasformare questa proposta in un progetto concreto».