Angelo Laudisa, produttore cinematografico. Una delle cinquanta storie di “Torno quando voglio”
Nel ’96 Angelo Laudisa aveva 32 anni, la temerarietà della giovinezza e la sensazione di aver fatto il suo tempo in Italia.Trasferitosi, ancora bambino, da Lecce a Milano insieme ai genitori leccesi “doc”, a quel suo viaggio mancava, ora, un ultimo passo.
Quell’anno arrivano in contemporanea due proposte, una per New York, l’altra per Parigi, come vice presidente di una società di entertainment. Nella sua testa il futuro scorre come i fotogrammi di un bel film: a contare però è l’ultima scena, che allarga l’inquadratura sul buio di una sala cinematografica. «Ho scelto Parigi perché sono un cinefilo – racconta – a Milano inseguivo i film più astrusi che arrivavano ai d’essay, Parigi è la mecca stessa del cinema di tutto il mondo».
Sentirsi un personaggio della Nouvelle vague lungo i boulevard di Sanint-Germain-des-Prés, entusiasmarsi come un bambino visitando i luoghi di Melies e dei fratelli Lumièr gli basta per poco: il cinema, lui, vuole farlo. E così si lancia nel mondo della produzione, prima un film, poi un altro, al terzo lascia un posto da AD e vi si dedica a tempo pieno. In Francia, del resto, le occasioni non mancano per chi è determinato, come il programma “Cinéma du monde” dedicato ai progetti stranieri. Angelo riesce a inserirsi, lavora in produzioni importanti come “Paradise lost” con Benicio del Toro. «I francesi, a differenza della politica italiana, hanno capito che con la cultura si mangia eccome» commenta.
Dell’Italia è il Salento, “set” dei suoi primi ricordi d’infanzia, l’immagine che continua a catturarlo – decisamente più di Milano. Qui, nel Duomo di Lecce, l’anno scorso ha sposato Frederique Maillard, giornalista della tv nazionale francese.
«Un giorno a Parigi vedo una lunga fila fuori da una sala – ricorda – sul cartellone c’era “Pizzicata” di Edoardo Winspeare, e la cosa straordinaria è che l’ho scoperto qui». Il cinema, l’unica vera lingua madre, è il trait d’union anche con la sua terra. Tant’è che, quest’estate, a casa non porterà bon bon ma un festival di film francesi, il primo nel Salento – ad Acaya – pensato insieme al regista Alessandro Valenti. Che si chiamerà, non a caso, “Vive le cinéma”.