Mattia Morelli, guida turistica, Alice Springs. Una delle cinquanta storie di “Torno quando voglio”
Benvenuti ad Alice Springs, paesotto di trentamila anime nel cuore del deserto australiano, Adelaide e Darwin le città più vicine, 1600 chilometri di distanza. Qui, se siete turisti italiani, francesi o spagnoli vi accoglierà Mattia Morelli, di Lecce, 29 anni, una laurea in Scienze politiche all’Università del Salento, una in Sociologia a Parigi e l’idea di cambiare il mondo fin da quando era ragazzino. Poi il mondo, quantomeno il suo, è riuscito a cambiarlo davvero: non con gli strumenti teorici della politica, ma con una scelta di vita radicale. «La vita nella mia città sarebbe incomprensibile per qualunque europeo – spiega – intanto perché non esiste una città, ma una sorta di agglomerato urbano disperso nel nulla. Quasi tutti sono stranieri, anche gli australiani stessi: la colonizzazione dei bianchi inizia cento anni più tardi rispetto alla costa Est, quindi i proprietari di casa sono i locals, gli aborigeni, e non molti australiani vogliono viverci. Si trovano pace, tranquillità, lavoro e soldi, sì anche quelli, e tanta spiritualità e magia. Cose rare in Australia, patria del consumismo e della superficialità».
Tre anni fa arriva per imparare l’inglese, una “Working holiday” e la curiosità lo portano a percorrere il continente fino a quando non si ritrova “a casa”, lontano 13mila chilometri da Lecce. A dirla tutta, un po’ di Salento ce l’ha nella stanza accanto, dato che il suo coinquilino è un conterraneo e, da poco, lo ha raggiunto anche sua sorella. La militanza politica invece è diventata un fuoristrada e una mappa del deserto: il più conosciuto Uluru, fino agli angoli più reconditi e, a breve, anche il Kakadu National Park, il più grande parco naturale australiano. Mattia guida gli europei tra i canguri e nel frattempo parla loro dell’antica cultura aborigena. E anche del suo senso di dignità ritrovato. «Sono ritornato nel Salento più di un anno fa e mi sono sentito soffocare. Qui ho la possibilità di imparare sul lavoro, di avere la fiducia dei miei capi e di sentirmi utile alla comunità. Certo mi mancano il cibo, la militanza politica e molti dei miei amici e la mia famiglia. Ma qui ho libertà, natura e indipendenza economica».