Lecce, cronache da coworking

(Questo reportage è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, dicembre 2015)

Tariffe orarie e chiacchiera, progetti di autofinanziamento e babysitting autogestito, strumenti in comune, sinergie

Lecce, cronache da coworking

Da un lato ci sono professionisti e imprese con ampi uffici a disposizione e un budget sempre più limitato da investire in affitto e manutenzione. Dall’altro c’è un popolo in crescita di freelance, liberi professionisti “fuori porta” e altre figure “nomadi”. Poi c’è un terzo elemento, il desiderio di superare le distanze di un lavoro sempre più parcellizzato e alienante, per mettere in comune, oltre al budget, anche le idee e le esperienze. Si chiama coworking, è una delle pratiche trainanti della sharing economy, nell’ultimo anno ha coinvolto circa 1,5 milioni di occupati, il 5% dei giovani tra i 20 e i 34 anni secondo il rapporto Censis 2015 sulla situazione sociale del Paese. E anche nel Salento, il coworking sta diventando un vero e proprio trend del lavoro 2.0. Continua

Bye bye Salento

(Questo reportage è stato pubblicato con un altro titolo su nuovo Quotidiano di puglia, novembre 2015)

Nel 2014 in 1655 hanno lasciato la provincia di Lecce, 226 in più rispetto all’anno precedente. Primato in Puglia per tasso di emigratorietà. «Oggi quarto tempo dell’emigrazione: mancano le politiche per il lavoro»

Bye bye Salento

Laurea, master e abilitazione, bei titoli da appendere al muro o da affidare alla deriva di migliaia di biglietti da visita. Oppure diploma e attrezzi del mestiere, da impiegare nella troppo angusta attività di famiglia o, a nero, al servizio di datori che si sentono ancora un po’ “padroni”. L’emorragia dei salentini che abbandonano la terra d’origine parte da qui. Una scelta amara per molti, che vanno via dopo essersi visti con le spalle al muro; felice per altri, che a fare il percorso inverso non ci pensano proprio. Con alcune, positive eccezioni, che tengono vivo il sogno di una terra non solo bella da fotografare in vacanza, ma anche “buona”, in cui vale la pena di tornare per trovare una realizzazione. Continua

Dove lo scambio non è solo questione di mercato

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Salento Review, dicembre 2015)

Teli batik, curcuma e curry, l’ora del the e quella della preghiera, la Biblioteca multietnica, una tomba egizia in vetroresina. Il Mercatino delle arti e delle etnie a Lecce. Un luogo in cui l’economia cortocircuita con la cultura, declinata al plurale

Dove lo scambio non è solo questione di mercato

Ad accogliere chi oltrepassa i pilastri d’ingresso, una schiera di statue egizie di una imperturbabile serenità, non si sa se di rigore o di sorriso. Una suggestione che invita a entrare, ma sembra richiamare anche, vagamente, al rispetto della soglia. Un uomo si avvicina con la bonarietà dell’ospite: “Le ho fatte arrivare qua io” annuisce fieramente. Poco più avanti, un gruppetto dibatte sui particolari della festa indiana prossima a venire: “Sta’ zitto tu, staresti bene truccato col kajal” ammonisce la giovane srilankese, punzecchiata dal suo vicino iraniano. Al Mercatino delle arti e delle etnie di viale Aldo Moro a Lecce va sempre così. Continua

Salento international

(Questi articoli sono stati pubblicati con altri titoli su Nuovo Quotidiano di Puglia, gennaio e marzo 2016)

Buen retiro contro la crisi o meta di lusso in masseria. I ricchi preferiscono la privacy dei paesini piuttosto che Otranto e Gallipoli, anche se spesso comprano un pied-à-terre a Lecce. Un sogno comune sono grandi spazi e terra per fare vino e olio. La convenienza del mercato attira disoccupati o pensionati dal Nord Europa

Salento international

Un buen retiro per la pensione o l’inizio di nuove avventure imprenditoriali, un piccolo angolo di paradiso low cost o un paradiso per intero, senza risparmio di spazio e comfort: in ogni caso, gli stranieri trovano nel Salento una provincia sempre più dorata. E se c’è chi arriva per concedersi una vita piacevole evitando la scure della crisi che colpisce anche i Paesi del Nord Europa, c’è anche chi “gioca” a fare il contadino per puro piacere, o ancora chi fa affari avviando attività ricettive.

Un dato è certo: gli stranieri sono una grandissima fetta di chi compra casa nel Salento, e contribuiscono in maniera significativa a tenere in salute il volume del mercato immobiliare. Continua

Una casa per i semi dimenticati

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Salento Review, settembre 2015)

Il Parco dei frutti minori. A Castiglione d’Otranto, Lecce, un gruppo di attivisti ha dato vita a un presidio per la biodiversità che è anche un laboratorio per uno sviluppo alternativo

Una casa per i semi dimenticati

Fuori dal mainstream, marginali, dimenticate. In una parola: minori. Sono le centinaia di specie autoctone di piante da frutto, leguminose e cereali che, dopo una storia plurisecolare, in pochi decenni sono state spazzate via dalle leggi del mercato globale. Molte di queste, oggi, hanno nuovamente una casa e un futuro in un parco dedicato: quindici ettari di terreno divenuti presidio per la salvaguardia della biodiversità locale e laboratorio di una pratica di sviluppo alternativo, “minore”, che coniuga identità locale, tutela ambientale e resistenza al consumo massificato. È il Parco dei frutti minori, inaugurato lo scorso anno a Castiglione d’Otranto grazie alla tenacia dell’associazione Casa delle agriculture Tullia e Gino, e con il sostegno del Comune di Andrano, del Parco Otranto-Santa Maria di Leuca e della Fondazione Musagetes. Dopo la positiva esperienza della Notte verde, appuntamento che, una volta l’anno, riunisce esperti e sostenitori delle pratiche agricole alternative, gli attivisti della Casa delle agriculture hanno pensato di costituire uno spazio stabile in cui poter dar vita a una pratica critica quotidiana. Continua

C’era una volta un uliveto abbandonato

(Questo articolo è uscito con un altro titolo su Salento Review, marzo 2015)

Parco dei Paduli. Piantare immaginario, nel cuore del Basso Salento

C’era una volta un uliveto abbandonato

Dalla finestrella che si apre al centro del rifugio di rami e canne, la luce del mattino filtra attraverso l’ombra mobile delle foglie di ulivo. Il primo frame del nostro viaggio nel Parco dei Paduli è il cielo visto dalla “Tana”, uno degli ecorifugi costruiti nell’oliveto comunale di San Cassiano: un’immagine che, da sola, potrebbe parlare della storia recente di questo territorio e della sua trasformazione da luogo d’abbandono a “parco agricolo multifunzionale”, in cui il recupero del potenziale produttivo si sposa con la valorizzazione del valore estetico-paesaggistico. Là dove giacevano, indifferenti e scomposti, case di pietra, itinerari solcati da muretti a secco e centinaia di ulivi secolari, nel cuore delle Terre di Mezzo – 5500 ettari a Sud di Maglie – c’è oggi un’unità coerente, un paesaggio che è insieme fisico e culturale, prodotto della sinergia tra popolazioni locali, Amministrazioni, progettisti e artisti internazionali, stimolata dalla brillante intuizione del Laboratorio urbano aperto (Lua). Continua

La dimensione del corpo

(Questo testo è stato pubblicato sul sito internet dell’Accademia mediterranea dell’attore, accademiama.it, dicembre 2015)

Teatro come relazione erotica. Un seminario con Mario Perrotta, Lecce, novembre 2015

La dimensione del corpo

Prima di subire la conformazione di una lingua, prima di avere in consegna un’identità incartata in un documento d’anagrafe, siamo nati con un corpo. Prima della voce e della parola, prima dei nostri nomi e cognomi, viene il nostro corpo. Ciò che accade dopo, e intorno, e oltre, è un’ontologia fuori misura per questo palco. Ciò che, sullo scricchiolio di queste assi, dice senza preamboli o postille “io sono”, è il peso e il palpito del nostro corpo.

Ci stranisce che a sostenerlo sia Mario Perrotta, che ha fatto della narrazione la cifra stessa del proprio lavoro. Più tardi capiremo, quando la voce – e i discorsi che vi si posano – verranno fuori naturalmente come una boccata d’aria o un gemito liberato. Continua

Da dove partiamo, dove siamo diretti

(Questo articolo è stato pubblicato su GenerAzioni di scritture, ottobre 2015)

Da dove partiamo, dove siamo diretti

Quale cultura/quale politica nel Salento? Il secondo Forum pubblico di GenerAzioni di scritture

Vocazione, aspirazioni e dialogo, le parole chiave da cui partire per fare della politica della cultura una politica per la cultura. Assumendosi la responsabilità di “esserci”, e nella convinzione che il centro magnetico di intelligenze ed esperienze eterogenee disserrato da GenerAzioni di scritture possa, e debba, avere un peso nel dibattito pubblico, la rivista ha rinnovato il proprio “patto” per un impegno attivo, militante, a servizio di una cultura vivente.

Quale cultura/quale politica nel Salento?” è la domanda che ha aggregato intellettuali, politici, cittadini, nel secondo Forum pubblico di GenerAzioni di scritture, tenutosi il 14 ottobre scorso alle Officine Cantelmo di Lecce. Continua

Il mondo è dietro l’angolo se hai occhi per guardarlo

(Questo testo è stato pubblicato sul sito internet dell’Accademia mediterranea dell’attore, accademiama.it, novembre 2015)

Il film come un gioco serio. Seminario con Edoardo Winspeare, Lecce, ottobre-novembre 2015

Il mondo è dietro l’angolo se hai occhi per guardarlo

«Mia madre mi disse non devi giocare con gli zingari nel bosco». Pescando un’immagine a caso della nostra prima lezione all’accademia AMA, mi viene in mente questo verso di Fabrizio De Andrè. Cresciuto nello strano indirizzo di un castello, allevato in collegio e poi formatosi all’estero, Edoardo Winspeare ha messo in un fazzoletto il corredo di storie e strumenti “come si conviene” per mettersi in viaggio verso il proprio bosco. Continua

Via Ettore Polito

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, ottobre 2015)

Autori e Città/4

Nomi e luoghi rubati alla realtà e restituiti in forma di romanzo nelle storie del medico e scrittore di Francavilla Fontana, Brindisi tre volte in corsa al Premio Strega.

Via Ettore Polito

Al margine della radura, screziata del rosso dei corbezzoli, una solitudine bruna, ferma ed esatta, avvolge Cosimo Musci. Nel chiarore del giorno filtrato dai rami, ha trovato la concentrazione dell’attimo che precede lo sparo. Con gli occhi fissi sull’inconsapevole tordo, non sembra più il giovane maldestro affacciatosi il giorno prima nella bottega dell’armaiolo, ma un uomo fatto. Pensa al suo trofeo, il giovane Cosimo – un po’ spaccone con quello schioppo in mano e con le scarpe nuove ai piedi che gli fanno male – ma la sua fame è adulta.

Quando, molti anni dopo, avrebbero dedicato una via al nome di Ettore Polito, quello di Cosimo Musci sarebbe ritornato, insieme ai molti altri nomi e cognomi di compaesani che il medico-scrittore di Francavilla Fontana aveva sapientemente cucito nelle proprie storie. Continua