Il mondo è dietro l’angolo se hai occhi per guardarlo

(Questo testo è stato pubblicato sul sito internet dell’Accademia mediterranea dell’attore, accademiama.it, novembre 2015)

Il film come un gioco serio. Seminario con Edoardo Winspeare, Lecce, ottobre-novembre 2015

Il mondo è dietro l’angolo se hai occhi per guardarlo

«Mia madre mi disse non devi giocare con gli zingari nel bosco». Pescando un’immagine a caso della nostra prima lezione all’accademia AMA, mi viene in mente questo verso di Fabrizio De Andrè. Cresciuto nello strano indirizzo di un castello, allevato in collegio e poi formatosi all’estero, Edoardo Winspeare ha messo in un fazzoletto il corredo di storie e strumenti “come si conviene” per mettersi in viaggio verso il proprio bosco. Continua

Via Ettore Polito

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, ottobre 2015)

Autori e Città/4

Nomi e luoghi rubati alla realtà e restituiti in forma di romanzo nelle storie del medico e scrittore di Francavilla Fontana, Brindisi tre volte in corsa al Premio Strega.

Via Ettore Polito

Al margine della radura, screziata del rosso dei corbezzoli, una solitudine bruna, ferma ed esatta, avvolge Cosimo Musci. Nel chiarore del giorno filtrato dai rami, ha trovato la concentrazione dell’attimo che precede lo sparo. Con gli occhi fissi sull’inconsapevole tordo, non sembra più il giovane maldestro affacciatosi il giorno prima nella bottega dell’armaiolo, ma un uomo fatto. Pensa al suo trofeo, il giovane Cosimo – un po’ spaccone con quello schioppo in mano e con le scarpe nuove ai piedi che gli fanno male – ma la sua fame è adulta.

Quando, molti anni dopo, avrebbero dedicato una via al nome di Ettore Polito, quello di Cosimo Musci sarebbe ritornato, insieme ai molti altri nomi e cognomi di compaesani che il medico-scrittore di Francavilla Fontana aveva sapientemente cucito nelle proprie storie. Continua

«Come una conchiglia». Taranto prima dell’acciaio

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, settembre 2015)

Autori e città/1

Una città di lidi e bagnanti che non esiste più nel reportage di Pier Paolo Pasolini per il mensile «Successo», estate 1959.

«Come una conchiglia». Taranto prima dell’acciaio

«Recarsi a Taranto, passare accanto all’Ilva, fotografare il cielo rosso che copre la città». Chissà che cosa avrebbe pensato, Pier Paolo Pasolini, se invece che nel 1959 avesse raggiunto oggi il capoluogo tarantino a bordo della sua Fiat 1100 e, da una qualunque prospettiva, a salutarlo fossero stati i fumi dell’enorme colosso industriale stagliato alto nel cielo. Quel cielo rosso di cui, oggi, persino una pubblicazione a finalità turistiche “consiglia” – sarcasticamente – la visione («101 cose da fare in Puglia almeno una volta nella vita», 2009, firmata dal tarantino Rossano Astremo).

Lui, che nell’estate del ’59 si lanciò nell’esplorazione della «Lunga strada di sabbia» della penisola italiana – questo il nome del reportage pubblicato in tre puntate, da luglio a settembre, sul mensile «Successo» – della città aveva notato piuttosto il mare, la vita sospesa dei vacanzieri e il mistero pneumatico degli occhi degli uomini, profondi e terribili come lo Jonio. Protesa su quel mare con le sue due penisole – di qua la città nuova, di là, gremita, quella vecchia – Taranto gli sembrava la città perfetta. «Viverci – scrisse – è come vivere all’interno di una conchiglia, di un’ostrica aperta». Continua

La perdita dell’innocenza in un Salento mitico

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, agosto 2015)

Una gestazione lunga cinque anni, un luogo che non esiste sulle carte geografiche, una storia di formazione e di classe. Il primo ciak de “La guerra dei cafoni”, il film di Davide Barletti e Lorenzo Conte tratto dall’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis

La perdita dell’innocenza in un Salento mitico

Le voci dure come cemento dei ragazzi delle bande romane, quelle squillanti dei figli e dei nipoti, una traccia gracchiante, ma riconoscibile, del tappeto sonoro della propria stessa adolescenza. Quando lunedì scorso, davanti a un gruppo confusionario di quattordicenni e quindicenni, è stato ordinato il primo “ciak”, Davide Barletti e Lorenzo Conte sapevano di poter attingere da una lunga storia di suggestioni per restituire in immagine il mondo parallelo di un Salento visto con gli occhi dei ragazzini. Continua

Le voci diverse del viaggio mediterraneo

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, agosto 2016)

Xanti Yaca, un nuovo viaggio. Incontri e odissee tra musiche popolari per raccontare la storia millenaria di intrecci che corre attraverso il mare

Le voci diverse del viaggio mediterraneo

Lo chiamano “il più grande cimitero d’Europa”, eppure, oltre ad essere luogo di morte, il Mediterraneo è stato, ed è ancora, via di transito, spazio aperto in cui le persone, con le loro culture, si mettono in viaggio, si incontrano, si ibridano.

Dare voce ai due volti, inseparabili, dell’immaginario mediterraneo: con questo obiettivo salpa “In viaggio tra le musiche”, progetto attorno al quale si ritrovano tre componenti della storica band degli Xanti Yaca per dare nuova linfa a un viaggio, iniziato negli anni Novanta, alla volta delle culture popolari. Marco Tuma, Giuseppe Tarantino, Raoul De Razza, accompagnati per l’occasione dallo scrittore Livio Romano, racconteranno le ricchezze e le tragiche contraddizioni del Mediterraneo domani sera, a partire dalle 20, davanti alla chiesa di San Domenico a Nardò, ospiti della rassegna “Mediterraneo insieme”, promossa dall’assessorato al turismo del Comune di Nardò. Continua

La poesia dietro le quinte del palco

(Questo articolo è stato pubblicato su GenerAzioni di scritture, luglio 2015)

Intento dissacratorio, spinta eccedente: “L’ultimo trovatore”, le opere letterarie di Carmelo Bene nello sguardo di Simone Giorgino.

La poesia dietro le quinte del palco

Uomo di teatro, cinesta, istrione televisivo? No, Carmelo Bene è stato prima di tutto un poeta. È questa la tesi con cui Simone Giorgino reinterpreta la produzione del grande maestro dell’arte scenica, tanto discusso quanto – se possibile – indiscusso: L’ultimo trovatore. Le opere letterarie di Carmelo Bene (Milella, 2014).

Ideologicamente de-genere, la scrittura di Bene lo è per intento dissacratorio quanto per spinta “eccedente” rispetto ai tradizionali confini di ambiti comunicativi e generi letterari. Partendo da questo assunto, Giorgino si sottrae alla tentazione di un’analisi dall’afflato universalistico, ma anche alla smania di stabilire nuove, minuziose catalogazioni laddove il Maestro aveva voluto che regnasse il caos, e concentra l’analisi sulle opere esplicitamente licenziate come “racconto”, “romanzo”, “poesia”: Nostra Signora dei Turchi, Credito italiano V.E.R.D.I., Pentesilea. Ovvero della Vulnerabile invulnerabilità e necrofilia in Achille, ‘l mal de’ fiori poema e l’inedito Leggenda. Continua

La scrittura che accade

(Questo articolo è stato pubblicato su GenerAzioni di scritture, luglio 2015)

Dai salotti romani alla campagna salentina. Citofonare interno 7, spitalità e convivio per fare della letteratura un’esperienza

La scrittura che accade

SCRITTURA E REALTÀ. I giorni che seguono dondolano caotici e distratti, tra le incombenze del riordinare. Arrivano i ringraziamenti e i congedi, il peso non più alato dei documenti scritti, cifre eterogenee di codici Jumbomail e numeri a piè pagina. Torna la necessità di dare un volto “adulto” alle grandi dichiarazioni mosse dall’emozione. Eppure tra prassi di rito, conti aperti e bilanci, echi sparsi della recente esperienza condivisa continuano a battere, in forma scomposta e un po’ fuori misura. Come un innamoramento che scombina tutte le carte, dando forma a dimensioni nuove in cui scegliere di stare. Continua

Quando Lecce suonava rock

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, maggio 2015)

La storia siamo ahinoi”, due giorni di musica e ricordi lungo la strada ostinata di una generazione di musicisti, quando il Salento non era ancora sinonimo di movida.

Quando Lecce suonava rock

Una provincia non ancora “dorata”, la sensazione di trovarsi in una palude di silenzio e una vitalità ostinata, tutta giovanile, a fare da controcanto. Ecco gli ingredienti che, negli anni ’70, crearono un’intera generazione di musicisti leccesi, giovani ormai cresciuti ma che non hanno perso la voglia di suonare e stare insieme. Così, venerdì e sabato prossimi a partire dalle 20.30 si ritroveranno a Villa Elena, in via Giuseppe De Roma 4 a Lecce, per la quarta edizione de “La storia siamo ahinoi”, una due giorni di concerti e ricordi promossa dalla casa editrice Città futura e dall’associazione Il nodo fatato. L’evento 2015 è dedicato a Romolo Gusella, scomparso prematuramente questa primavera, una carriera da funzionario governativo, ma che per “quei giovani” resterà sempre il fondatore dei Blow-up, storica rockband salentina. Continua