(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia il 26 gennaio 2022)
Chi si ferma alla copertina potrebbe essere tratto in inganno dal titolo e dalla grande pillola bicolor proprio al centro della pagina, che rendono il libro simile a quei raccoglitori con le schede di terapia che non mancano mai nelle case di cura. Ma “Leggere attentamente il foglietto illustrativo” è, letteralmente, un invito all’attenzione, una sfida a superare gli stereotipi e a unirsi a una straordinaria avventura. Dentro le pagine del libro d’arte a cura di Giorgio Di Palma vive infatti un piccolo mondo speciale, quello della Casa per la vita Artemide di Racale, in provincia di Lecce. Una struttura residenziale per pazienti psichiatrici che sin dalla fondazione si è contraddistinta per i suoi progetti che uniscono creatività, relazione e lotta allo stigma sotto la guida di Walter Spennato, coordinatore della Casa con un background di sociologo e scrittore.
Dal 2017 hanno varcato le soglie di Artemide musicisti, cantanti, pittori, scultori, illustratori, scrittori, coinvolti in incontri e laboratori dedicati ai diciotto ospiti del centro, ma aperti anche ai non addetti ai lavori, nell’obiettivo duplice di creare percorsi che supportino i pazienti nella ricerca delle proprie risorse interiori e al contempo occasioni di incontro e conoscenza trasversali, superando il confine invisibile tra dentro e fuori che ancora ingabbia i mondi della cura psichiatrica nonostante le porte di queste strutture siano aperte da un pezzo.
Così sono nate le “Visite d’artista” nelle quali musicisti e cantanti si raccontano e condividono con gli ospiti una piccola performance, gli incontri de “La follia del poeta” che coinvolgono chi scrive, i laboratori di “Attacchi d’arte” e le residenze d’artista, full immersion di una settimana tra spatole, pennelli e conversazioni visionarie.
Non solo “arteterapia”, ma qualcosa di più. Nelle iniziative di Artemide sembra di rivedere al galoppo “Marco Cavallo”, la macchina teatrale realizzata negli anni Settanta dal drammaturgo e regista Giuliano Scabia con i pazienti dell’Ospedale psichiatrico di Trieste al tempo della direzione di Franco Basaglia, divenuta simbolo di liberazione e riconoscimento della dignità delle persone affette da malattie mentali. Passati quarant’anni da quella mitica stagione che portò infine alla chiusura dei manicomi, nel sistema di cura si sono fatti notevoli passi avanti e anche l’uso dell’arte è prassi diffusa. In questo contesto Artemide eccelle per la sua spiccata vocazione alla creatività, divenuta oggetto di analisi di tre tesi di laurea.
“Leggere attentamente il foglietto illustrativo” nasce dalla residenza artistica condotta all’inizio del 2020 da Giorgio di Palma, ceramista di Grottaglie celebre per i suoi lavori che reinterpretano in chiave decisamente contemporanea la tradizione. Il libro raccoglie le opere realizzate dal gruppo dei pazienti – e con loro anche dagli operatori – con l’idea di presentarsi attraverso un autoritratto e un oggetto significativo, prima fotografato con una Polaroid, poi modellato con la ceramica. Le opere sono in mostra fino a sabato 29 gennaio negli spazi della Biblioteca Bernardini di Lecce, nell’omonimo percorso espositivo itinerante che comprende anche le confezioni degli psicofarmaci ricreate da Di Palma e i ritratti fotografici di Spennato.
Tra le pagine del libro e, ora, anche negli scaffali della biblioteca troviamo così un quaderno a quadretti e una barretta di cioccolata, un posacenere e un sole, una casetta e un veliero “invisibile”, un martello e uno stetoscopio: frammenti di un quotidiano scandito dagli appuntamenti della cura e dagli altri riti di una incessante ricerca della felicità. Ne intuiamo le storie tra le righe, quella di Raffaele ad esempio, “quasi architetto” costretto a lasciare gli studi al sopraggiungere dalla malattia, quella di Ada che ha paura del buio e quella di Anna Maria il cui ruolo nella casa è, scrive lei, «calmare Ada». A fare da controcanto un’autoironia delicata a cui gli stessi operatori non si sottraggono, che dà corpo anche al foglietto ripiegato tra le pagine, del tutto simile nell’aspetto a un vero bugiardino, con tanto di lemmi specialistici e piani di cura alternati a occorrenze decisamente stravaganti: “Walium tavor serenase” ad esempio, noto brano dei CCCP, o “Woody Allen”, «il più celebre nevrotico del cinema contemporaneo».
«I nostri ospiti assumono farmaci per tenere a bada i sintomi della psicopatologia – spiega Walter Spennato – mi sono reso conto però che in questa terapia mancavano le emozioni, così abbiamo aperto le nostre porte agli artisti. In loro risultati sono evidenti, ma anche gli artisti lasciano Artemide sinceramente colpiti, e da grandi “diffusori della parola” quali sono contribuiscono alla battaglia contro lo stigma, che spesso si annida dove manca la conoscenza».
Da ciò nascono gli incontri e i laboratori di “terapia emotiva” dai quali sono passati, tra gli altri, Raffaele Casarano, Cesare Dell’Anna, Carolina Bubbico, Maria Mazzotta, Elisabetta Guido con AM Family coro Gospel, Rocco Nigro, Max Nocco, Giuseppe Semeraro, Andrea Donaera.
Il secondo passo è stato portare questi racconti fuori dalle porte di Artemide. Con “Questo non è un poster” gli ospiti si sono presentati ai cittadini del paese con un proprio autoritratto e, nella seconda edizione del progetto, disegnati dai pazienti del laboratorio Tantemani di Bergamo. A Racale è impossibile non notarli sui muri, su poster che “non sono poster” ma pezzi di vita. Segue lo stesso obiettivo la mostra “Leggere attentamente il foglietto illustrativo”, inaugurata al Castello di Corigliano d’Otranto l’estate scorsa, e che dopo la Biblioteca Bernardini è destinata ad approdare in altri luoghi del territorio.
“Leggere attentamente il foglietto illustrativo”: chi non si fermi al titolo e alla grande pillola bicolor che campeggia in copertina troverà, nella seconda pagina del libro, un grande cuore, solitario e definitivo su fondo bianco. Ci si arriva con uno sforzo di attenzione, se si è disposti a guardare oltre le apparenze, là dove una persona non è solo la sua malattia.
(in foto, una delle opere realizzate dagli ospiti della Casa)