(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Salento Review, giugno 2015)
La ex distilleria Nicola De Giorgi di San Cesario di Lecce. Un immenso cimitero di reperti, disseminati nei padiglioni, nei piazzali e persino nella pineta. Dopo vent’anni di abbandono, oggi è un parco e un contenitore di eventi, e in cantiere c’è anche l’apertura di un Museo dell’alcool. Un patrimonio che racconta di chi vi ha vissuto e lavorato in un territorio di antica vocazione industriale
Distillato di storia
L’impressione è quella che un giorno, operai a lavoro e macchine a regime, un’esplosione nucleare abbia polverizzato ogni traccia di umanità e gettato per aria il resto, congelando un momento di ordinaria produzione nella dimensione della storia. San Cesario di Lecce, Distilleria Nicola De Giorgi, vent’anni dopo. Ne varchiamo la soglia in un pomeriggio di sole, impreparati alla sorpresa dei quattro enormi silos svettanti verso il cielo, che sembrano introdurci con fierezza nel “mondo parallelo” del vecchio impianto industriale. Oggi, grazie a un progetto di Rigenerazione urbana, è un giardino storico di 3mila metri quadri e un contenitore di eventi culturali, affidato all’associazione Variarti che ne garantisce l’apertura nei week end e realizza opere d’arte da materiale di recupero presente in loco.
Fondata nel 1907 da Nicola De Giorgi, la distilleria è uno dei cinque complessi industriali che hanno esportato in Europa il nome del paese, stampato sulle etichette di distillati, liquori e profumi. Dagli anni ’70 il lento tramonto, sino alla chiusura nel ’97. Nel 2005 l’allora sindaco Salvatore Capone ottiene che la Sovrintendenza vi apponga un vincolo come bene monumentale: a questo punto l’ex patron del Lecce Giovanni Semeraro la acquista per donarla al Comune, destinandola in parte alle attività della sua Fondazione.
Riaperti i lucchetti, davanti agli occhi dei tecnici si è presentato un immenso cimitero di reperti, disseminati nei padiglioni, nei piazzali e persino nella pineta. Il programma di riqualificazione non ha nascosto, ma anzi ha teso a valorizzare quello che è il vero fascino di questa storia. Lo sa bene l’attuale sindaco, Andrea Romano, che si è laureato con una tesi sulla distilleria: “il patrimonio industriale – commenta – parla meglio di ogni altro del nostro territorio, perché racconta di chi vi ha vissuto e lavorato”.
Il primo stralcio del progetto è stato inaugurato il 27 settembre. La pineta e l’agrumeto, in cui un tempo i De Giorgi prendevano il caffè, oggi è un “parco da meditazione”, rigorosamente senza giostrine. Il Padiglione Bottai, destinato alla fabbricazione delle botti, ha ospitato in questi mesi workshop, mostre e il teatro dei burattini, ma diventerà un punto ristoro. Mentre niente dell’allestimento originario è stato alterato nella Stazione Pesa, una stanzetta adiacente allo spazio su cui venivano pesati i carichi, e nell’Officina, con gli attrezzi per la riparazione delle macchine esposti a testimonianza dell’identità del luogo.
Tutta un’altra storia è invece ancora da scrivere per la parte più antica, cioè quella degli uffici, dello spaccio e del laboratorio. Lì nascerà, con i fondi del secondo stralcio, un Museo dell’alcool. “Fabbrica di liquori”, ci avverte la bella vetrofania sulla porticina d’ingresso. Poco distante la statua di San Cesario, nella quale – si narra – Nicola De Giorgi trovò l’“acchiatura”, una piccola fortuna che investì nell’avvio delle distillerie. Nel grande locale del laboratorio alambicchi e strumenti di ogni forma danno l’impressione di una cattedrale distrutta. E ci si augura che il 2015, che è l’anno europeo del Patrimonio industriale, porti bene alle bottiglie di Anisetta che attendono di mostrarsi oltre quello spesso strato di polvere.