(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, aprile 2016)
Elio Germano. Al Festival del cinema europeo di Lecce l’Ulivo d’oro alla carriera all’attore trentacinquenne, simbolo delle ansie disperanti e dei sogni di giostra di una generazione.
«La politica torni umana»
«Per uscire da questa crisi bisognerebbe re-impostare i valori, in modo “umano”». Con Elio Germano, al Festival del cinema europeo approdano le questioni aperte e i conti che non tornano di un’intera generazione. Dal palco del Cinema Massimo di Lecce, ieri sera l’attore ha ricevuto l’Ulivo d’oro alla carriera, nel corso dell’incontro pubblico con il direttore del festival Alberto La Monica e la presidente del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici Laura Delli Colli. Un riconoscimento che, arrivato a soli 35 anni, è anche il riscatto di quella generazione a cui Germano ha sempre prestato il volto.
Al cinema, con i suoi personaggi conflittuali e sempre ai margini delle grandi certezze dichiarate – di cui il festival propone una selezione di dieci film – dal figlio minore di “Mio fratello è figlio unico” al dj dipendente da gioco d’azzardo de “Il mattino ha l’oro in bocca”. Fuori dallo schermo, con il suo impegno attivo contro l’iniquità sociale e lo sfruttamento ambientale. Anche ieri, dopo la conferenza stampa all’Hotel Risorgimento, l’attore ha richiamato «quell’Italia che è sempre sconfitta» nell’incontro di “Festival in carcere” con i detenuti di Borgo San Nicola, insieme a Luciana Castellina. Mentre in serata, al Cinema Massimo, sono bastate le immagini di “Alaska” di Claudio Cupellini, con Germano protagonista, a raccontare le ansie disperanti e i sogni da giostra del nostro presente.
Enfant prodige, artista pluripremiato, qui a Lecce ricevi l’Ulivo d’oro alla carriera, e hai 35 anni: dì la verità, ti senti un po’ vecchio?
«In realtà io mi sento vecchio dalla nascita. Forse mi sentirei impreparato ad essere padre, ma invece sarei prontissimo a essere nonno! Se si potesse saltare quella fase di mezzo, lo farei».
Al cinema, invece, hai interpretato padri, ma anche figli, fratelli, operai in crisi. La crisi la canti anche: uno dei brani di “Per uscire premi icsilon”, l’ultimo album del tuo gruppo rap, Bestierare, si intitola appunto “La crisi”. In tre parole, da dove viene la crisi?
«Purtroppo, tornando alla domanda precedente, la verità è che non ho la saggezza degli anziani, per cui non sono in grado di dare risposte certe. Per parlare di crisi vorrei ricollegarmi al concetto di “crescita”, a cui è strettamente connessa: ovviamente, la crescita che mi interessa non è economica, anzi per uscire da questa crisi bisognerebbe re-impostare i valori in modo diverso, in maniera “umana”».
Traduciamo queste considerazioni in un esempio reale: da romano, qual è il candidato sindaco ideale alle prossime Amministrative?
«A Roma negli ultimi anni sono sorti spazi animati da persone che hanno risposto alla crisi con attività di volontariato, dalle palestre popolari ai servizi ai malati di Sla. Sono un centinaio in tutto: ad alcuni, recentemente è stata inviata una lettera di sgombero. Credo che bisognerebbe salvaguardare queste realtà, non criminalizzarle: per questo, apprezzo Stefano Fassina e Virgina Raggi perché sono andati a parlarci. Chiudere spazi del genere è finanziariamente miope, perché non pagare questi servizi è un grosso risparmio per il Comune, e poi produce un’enorme frustrazione nei confronti dello Stato. La politica dovrebbe occuparsi di questo, di tutelare l’umanità».
Torniamo al cinema. Sei molto amato dal pubblico, eppure con la popolarità hai un rapporto difficile.
«Secondo me dovrebbero essere idolatrati i poeti, i cantautori, la gente che esprime se stessa o sa fare delle cose, i cardiologi ad esempio, i medici di Emergency: noi attori facciamo un lavoro molto meno qualificante».
Hai mai pensato di passare dall’altra parte della macchina da presa?
«Farei il regista solo per proteggere il lavoro degli attori. Un attore che fa il regista riesce a stabilire un rapporto diverso con la produzione, si impone ad esempio per poter provare con gli attori un mese prima. Ma per ora, in ogni caso, siete tutti salvi».