(Questo articolo è stato pubblicato su GenerAzioni di scritture, febbraio 2015)
Il primo Forum pubblico di GenerAzioni di scritture
Qualche risposta, molte nuove domande
È, la satira, dispositivo di controllo del potere – di ogni potere – e quindi espressione da tutelare come valore universale e assoluto, o esiste un confine – e di quale natura? – determinato dall’opportunità della convidenza pacifica e del rispetto di tutti?
È, questa, la domanda che la nosta redazione ha scelto di porsi in vista della realizzazione del numero primo della rivista, dopo il lancio del progetto lo scorso gennaio. È anche la domanda che ha animato il primo Forum pubblico di GenerAzioni di scritture, “Ridere-irridere: sulla cultura del riso come incontro”, un appuntamento attraverso cui abbiamo voluto estendere al territorio una riflessione di interesse comune, che tocca questioni importanti e delicate quali la libertà di critica e la comunicazione interculturale.
L’evento, tenutosi lo scorso 10 marzo e generosamente ospitato dalla Galleria Francesco Foresta di Lecce, è il primo di una serie che GenerAzioni di scritture intende realizzare per mantenere attento, vigile e aperto il dibattito pubblico sul territorio.
Siamo partiti da un dato di triste attualità: l’attentato terroristico, di matrice fondamentalista islamica, al settimanale francese Charlie Hebdo. Scontata la condanna dell’atto che ha condotto all’eliminazione fisica di dodici persone, non abbiamo tuttavia dimenticato la complessità dei rapporti politici tra i Paesi dell’Occidente e i Paesi investiti dalla cosiddetta “primavera araba”, né le falle dell’integrazione comuni a molte città e aree europee (di cui la parabola dei fratelli Kouachi, algerini cresciuti in Francia, e non solo quella, è una spia evidente).
Il nostro interesse è stato tuttavia indirizzato su un aspetto in particolare: obiettivo di questo atto terroristico è stato una rivista satirica. A un dispositivo eminentemente culturale è stato quindi riconosciuto un potere talmente grande, pericoloso, destabilizzante, da “esigere” un atto di guerra. Non è, peraltro, la prima volta: ricordiamo la fatwa lanciata contro i vignettisti del quotidiano danese Jyllands Posten così come contro l’autore dei Versetti satanici, Salman Rushdie.
Ci è sembrato di non poter più rimandare di affrontare la questione, aperta e sanguinante, sulla libertà di critica – e di satira. Una riflessione libera e attenta, la nostra, stimolata dallo stesso approccio “dissacrante” di Charlie Hebdo, i cui redattori certamente non avrebbero gradito il teatrino di superficiale “divinizzazione” della testata costruito a seguito dell’attentato. Abbiamo voluto sottrarci alla logica facile del “je suis charlie” per scavare nel profondo della questione. Non cercavamo risposte ultime e definitive, avevamo, piuttosto, la necessità di rendere più complesse le nostre domande, in un momento che certamente – quale che ne sia l’esito – ci obbliga a riprendere in mano concetti sempre viventi e “liquidi” come quelli di cittadinanza, democrazia, libertà, spesso erroneamente cristallizzati in “assiomi”.
Quattro relatori, dal background diversissimo, sono stati invitati a dare impulso al dibattito, che ho avuto l’onore e l’onere di moderare. Il nostro direttore Carlo Alberto Augieri ha introdotto e concluso i lavori. Livio Romano, scrittore (Niente da ridere, Marsilio 2007, Diario elementare, Fernandel 2012) e parte integrante della nostra redazione, ha fatto dell’ironia e della satira la sua cifra stilistica; Saifeddine Maaroufi, imam di Lecce noto per le sue posizioni progressiste all’interno della comunità islamica; Mimmo Tardio, membro dell’Università dell’autobiografia di Anghiari, ha riflettuto sulla vicenda di Charlie Hebdo entro il più ampio contesto della Francia contemporanea in Douce France; Ruggero Vantaggiato, direttore del semestrale satirico “La Carrozza” che si pubblica dal 1969.
Saranno loro stessi a presentare, nelle pagine della rivista, il proprio punto di vista, a cui seguiranno le riflessioni di chi ha partecipato al dibattito.