(Questo testo è stato scritto per il libretto dell’opera “Bach is back” ideata da Redi Hasa, con gli arrangiamenti di Ekland Hasa, testi e cura del progetto di Giorgia Salicandro; la foto è di Fabrizio Lecce. Il documentario “Bach is Back è visibile QUI)
Abbarbicati gli uni agli altri tra pieghe di marmo, santi dallo sguardo latteo e putti con le ali spiegate da secoli accolgono il riverbero di una nota di violoncello. La navata a forma di ellissi, gli altari laterali da cui fioriscono fiori immobili. Tra cappella e cappella, un apostolo affacciato da una parasta come dalla soglia di un altro universo. Sulle rispettive pale d’altare, sant’Agata, sant’Anna, la Madonna della Luce quasi in attesa di entrare da una finestra sigillata sul cielo. Dall’altare maggiore San Matteo sorveglia la scena che si staglia nella settecentesca chiesa leccese a lui dedicata. Non è un rito sacro quello che sta per risuonare tra queste mura, eppure è facile cadere nella tentazione di confondersi…
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